SCLEROSI MULTIPLA
Note sulla terapia attuale della SM
In una recentissima messa a punto sulla SM (Canal N.-
Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla. Attualità
e prospettive. Masson. Milano, settembre 1999) leggiamo che:
- « Nei modelli animali, i virus sono comunque primariamente
coinvolti nella generazione del danno mielinico, fatto mai dimostrato per
un agente infettivo nella SM » pag. 200
- « Dall’excursus sulle indagini virologiche sulla SM emerge
che non è stato ancora individuato un agente virale a cui attribuire
l’eziologia della malattia ». pag. 265
- Dagli studi immunopatologici emerge che « Non sembra
esistere, quindi, una specificità demielinizzante a livello sistemico
che spieghi perché quelle cellule andranno proprio nel SNC a danneggiare
il parenchima locale ». pag. 230
- La SM viene definita malattia autoimmunitaria: «
Tuttavia, contrariamente ad altre malattie quali la miastenia gravis o
l’artrite reumatoide, il postulato autoimmunitario non è mai stato
formalmente dimostrato per la SM mediante, per esempio, studi di trasferimento
passivo e attivo ». pag 208
- Terapia farmacologica con singole sostanze: « Innanzi tutto, l’efficacia
di queste terapie è stata dimostrata solo per alcuni tipi di decorso;
secondariamente la frequenza degli attacchi è in media ridotta di
circa un terzo e l’accumulo di disabilità è solo marginalmente
influenzato; infine, la risposta alle terapie è risultata alquanto
variabile da paziente a paziente »; non è prevedibile
la risposta in un dato paziente. pag. 342
- Terapie farmacologiche combinate: « Sia l’Ifn-ß che il Cop-1
hanno un’efficacia parziale nel controllare l’attività di malattia
e, inoltre, sembrerebbe che l’effetto sulle ricadute si traduca solo parzialmente
nella riduzione della progressione della disabilità: la maggior
parte dei pazienti continua ad avere nuove lesioni e nuovi attacchi, seppure
con frequenza significativamente inferiore » pag.
357
- Nella presentazione, Rita Levi Montalcini conclude che: « sia
le forme più comuni della sclerosi multipla, sia quelle progressive
e secondarie a tutt’oggi non sono suscettibili di cure ».
Vediamo qualche particolare:
Gli Interferon-ß (Colombo-Comi, "Doctor"
n° 18, 1993, 17. - Arnason, IFMSS 1994, 46. - Fiore, Il
Medico d’Italia, n° 31, 1995. 23) attivano i linfociti T-suppressor,
inibiscono la produzione anticorpale. Si interrompe transitoriamente la
produzione di Ig e di CIC: senza adeguata terapia antibiotica, il "beneficio"
cessa, appena cessa l’effetto soppressorio. Secondo la Farmades-Schering
(produttrice dell’Ifn-ß.1b) l’azione prevalente sarebbe quella di
"contrastare" gli effetti dell’Ifn-ß all’interno del SNC. Intervenendo
a danno neurologico già instaurato (dal precipitare dei CIC), l’Ifn-gamma
al massimo potrà contenere l’entità del danno prodotto da
ogni attacco; non impedirà lo scatenarsi di nuovi attacchi. (Per
"effetti indesiderati" , vedi: Dammacco F.: Immunologia in Medicina. Edi-ermes,
1989. 1411).
A pag. 5, n° 5, Anno XII, 22 febbraio 1996, il "Giornale del Medico"
pubblica a caratteri cubitali un articolo dal titolo: "I risultati promettenti
emersi da tre studi - Sclerosi Multipla: Interferon ok.".
Leggendo il testo di questo articolo, emerge che nello "studio Durelli":
-
a sei mesi dall’interruzione del trattamento con Interferon (Ifn) si è
avuto ritorno ai valori iniziali (frequenza di recidive e dei segni radiologici
di attività della malattia), documentando la necessità che
l’interferonterapia sia cronica;
-
gli effetti collaterali indesiderati sono stati di entità non trascurabile;
-
è stata evidenziatala possibilità di sviluppo di patologie
autoimmuni, con presenza di autoanticorpi antinucleo e antitiroide.
Nel primo studio americano (1993):
- dopo cinque anni di trattamento, si è visto che a partire dal
terzo anno non vi è più una netta differenza tra pazienti
trattati e placebo.
- dopo due-tre anni di trattamento il 30-40 per cento dei soggetti sviluppa
anticorpi anti-interferon (perdita di efficacia del farmaco).
In un terzo studio (statunitense, non pubblicato): si avrebbe
una diminuzione del 30 per cento delle recidive e del 50 per cento delle
lesioni alla RMN. Se (come ho già ricordato a pagina
23 de "Il Medico d’Italia" , n° 31, Anno XXXII, 27 ottobre 1995) aggiungiamo
che:
-
nel primo studio americano, 42 su 250 pazienti non hanno potuto proseguire
l’esperimento per l’insorgenza di effetti indesiderati gravi;
-
l’Ifn è categoricamente controindicato in gravidanza ( la SM colpisce
a preferenza le donne);
-
l’Ifn è ufficialmente inefficace nelle forme di SM cronico-evolutive
(le più invalidanti);
-
stando ai "criteri di selezione dei pazienti" (lettera informativa
AISM del 04/01/1995), soltanto il 15 % della totalità dei
malati di SM potrebbe trarre beneficio dal trattamento con Ifn-ß
1b (lettera inviata il 22/0"/1995 al Ministero della Sanità dal
Presidente della Società Italiana di Neurologia e dal Presidente
della Società Italiana dei Neurologi, Neuroradiologi e Neurochirurghi
Ospedalieri);
-
nei pazienti ammessi al trattamento (15% di tutti i malati SM), i "benefici
effetti" ottenuti con l’Ifn (Arnason: Congresso della Federazione Mondiale
delle Società SM, Budapest, settembre 1994) consistono in una riduzione
degli attacchi del 35% (da 5 a 3,2 attacchi in 5 anni) in una malattia
che si manifesta nei giovani adulti e dura tutta la vita;
vediamo che un paziente che ammali a 30 anni, per arrivare ai 50, ha un’aspettativa
di altri 12-15 attacchi. Più che d’avanzo per finire in sedia a
rotelle !. Questi risultati, quindi, sono tutt’altro che «promettenti»:
sono deludenti !. Il titolo dell’articolo diventa fuorviante. (Effetti
indesiderati dell’Ifn, Dammacco F.: Immunologia
in Medicina. Edi-ermes, 1989. 1411).
Negli ultimi tempi, permanendo inconsistenti le ragioni teoriche per
le quali viene usato, l’Ifn è stato somministrato a tappeto anche
nelle forme croniche-evolutive. Dalle comunicazioni presentate al recente
Congresso Mondiale di Neurologia (Buenos Aires, settembre 1997) risulta
che i "benefici" del trattamento con Ifn, nelle forme croniche,
sono al massimo quelli ottenuti nelle forme R-R (remittenti); cioè,
quelli sinteticamente riportati nello "Studio Durelli" (vedi sopra).
Copolimero I
Il Cop.I è un polimero di piccolo peso molecolare che ha una
sequenza aminoacidica simile alla Proteina Basica della Mielina (Bornstein
et Altri. IFMSS 1988. V/4).
Nelle forme R-R ridurrebbe del 29 % la frequenza delle esacerbazioni
(ma con effetto puntualmente ristretto al periodo di trattamento); «gli
effetti sulla disabilità sono risultati, però, modesti (Canal
et Altri: Op. Cit., 356)». Si noti che, in tutti gli studi
riportati (Canal et Altri: Op. Cit., 355) si è
sempre parlato di SM R-R; non si dice che nelle forme C-E i risultati sono
sempre stati negativi.(ma, adesso ci riprovano; tanto non sono Loro a finire
in sedia a rotelle). Il meccanismo d’azione del Cop.-1 non è noto;
sono stati proposti due meccanismi principali:
-
l’induzione di cellule soppressorie antigene specifiche;
-
l’inibizione dell’attivazione dei linfociti T specifici contro antigeni
mielinici (Canal et Altri: Op. Cit., 355).
«Alcune osservazioni recenti sembrerebbero indicare che il Cop. I
richieda 2-3 mesi per esplicare la propria azione e che i suoi effetti
favorevoli siano dovuti a una prevenzione della cascata di eventi che conduce
al realizzarsi di una nuova lesione (Canal et Altri: 357).
Secondo me:
-
nelle forme R-R, la reinfezione pertussica comporta passaggio in
circolo di tossine, limitato nel tempo e nella quantità. Tossine-BB
e Cop. I formano complessi di taglia piccola (molto più piccola
di quelli tossine/anticorpi), che perciò non tendono a precipitare
e che non danneggiano il SNC perchè nei pazienti R-R, fino a quando
non si verifica un attacco, la barriera emato-encefalica è integra.
-
nelle forme C-E, le tossine-BB pervenute in circolo (passaggio continuo
e protratto nel tempo) si complessano al Cop.I, ma trovando la barriera
emato-encefalica interrotta, per il loro tropismo si fissano al tessuto
nervoso ed esplicano la loro azione tossinica specifica (che non è
neutralizzata dal Cop.I). Nelle forme C-E, il beneficio del trattamento
con Cop.I sarà sempre molto scarso e non rallenterà
la progressione della disabilità.
Immunosoppressori
Sono tutti farmaci che non agiscono sui fattori eziopatogenetici della
malattia (nè sul fattore individuale, nè sul fattore ambientale):
intervenendo solo quando le reazioni immuni sono già innescate,
il loro impiego può al massimo attenuarle; i benefici non
saranno mai duraturi. I più usati sono:
Azatioprina (AZT)
Di fronte a risultati positivi, altrettanti negativi; efficace immunosoppressore
nell’animale, alle dosi tollerate in clinica esercita al massimo una modesta
attività immunodepressiva ed anti-infiammatoria (Dammacco
F.: Immunologia in Medicina. edi-ermes 1989. 1471-1472). È
carcinogena (Bonadonna G.- Robustelli G.: Oncologia Medica.
Masson Italia 1987. 361).
In "Canal N.- Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla.
Attualità e prospettive. Masson, Milano. Settembre 1999. pag 343-344"
leggiamo che lo studio multicentrico British and Dutch Multiple Sclerosis
Azathioprine tria Group ha dimostrato « una riduzione del 12
% della frequenza di ricadute e di 0.18 punti della scala EDSS (disabilità)
nel gruppo trattato con AZT versus placebo, un vantaggio assai ridotto
». Ghezzi et Altri concludono: « La modestia degli effetti
dell’AZT sulla attività e sulla progressione della malattia …, i
potenziali effetti avversi … limitano sempre maggiormente l’uso dell’AZT
nella SM ».
Ciclofosfamide (Cy)
Inibisce tutti i linfociti con la seguente gradualità:
precursori di T-s > T-cooperanti = precursori di T-effettori = linfociti
B > T-effettori differenziati e T-s maturi. A basse dosi si ha effetto
inibitore quasi esclusivo sulla generazione di T-s (perciò è
utilizzata nei tumori). Alla dose di 100-159 mg/die per 3-6 mesi, in pazienti
SM, riduce la risposta primaria all’emocianina a zero per le IgM, a meno
di un terzo per le IgG, di metà per le IgA (Dammacco:
Immunologia in Medicina. edi-ermes, Milano 1989.1472-1474). Questo
effetto finale ne spiega l’impiego in pazienti affetti da SM cronica evolutiva,
in cui sono in causa soprattutto le IgM. Ma i benefici, quando si hanno,
sono strettamente ristretti al tempo di somministrazione del farmaco; la
malattia si "raffredda", non si arresta.
Tossicità:
-
gravi reazioni allergiche;
-
perdita della barriera protettiva mucosa;
-
cistiti emorragiche e tossicità renale con ritenzione idrica;
-
cardiotossicità (infarto);
-
elevato potenziale carcinogeno (Dammacco: Op. Cit., 1472-1474. +
Bonadonna e Robustelli: Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia 1993.
440 e seguenti)
I danni da Cy potrebbero essere prevenuti da Interleukina-2 (Proleukin
Cetus). "Canal N.- Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla.
Attualità e prospettive. Masson, Milano. Settembre 1999. pag. 344."
dicono: « In conclusione, la Cy per i gravi rischi a lungo termine
sia sulla riproduzione che di neoplasie e per gli effetti collaterali a
breve e lungo termine frequentamente importani, ha perso un posto nella
terapia della SM e viene limitata a pazienti con forme particolarmente
aggressive della malattia. Anche in questi casi, però, l’uso della
Cy andrebbe sostituito da altre terapie immunosoppressive, più efficaci
e meno tossiche ».
Metotrexate (MTTR)
Epatotossicità; aracnoidite chimica accompagnata da segni classici
di meningite acuta; encefalopatia demielinizzante (Bonadonna
-Robustelli: Manuale di oncologia Medica. Masson Italia 1993. 460).
"Canal N.- Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla.
Attualità e prospettive. Masson, Milano. Settembre 1999. Pag. 346"
dicono: « L’impiego del MTTR nella SM, già ristretto
a pazienti con forme croniche progressive della malattia, va riducendosi
a vantaggio di farmaci immunosoppressori più attivi e meno tossici
».
Mitoxantrone (MTX)
Derivato antrachinonico; come gli altri antraciclinici si lega al DNA
(Bonadonna
e Robustelli: Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia. 1987. 378) e
provoca:
-
rottura della doppia elica del DNA, aggregazione e compattazione della
cromatina;
-
blocca la divisione cellulare tra fase G2 e fase M, ma se agisce
per tempo sufficientemente lungo esplica l’effetto citotossico anche sulle
cellule non proliferanti;
-
inibisce i linfociti B, i linfociti T-helper e i T-citotossici;
-
inibisce l’aggregazione piastrinica da collageno, da ADP e da adrenalina;
è mielotossico, soprattutto a carico dei granulociti e delle piastrine;
la tossicità aumenta in presenza di anemia;
-
provoca una stomatite importante;
-
è epatotossico e cardiotossico (Bonadonna e Robustelli:
Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia. 1993. Vol. I , 483-485)
È l’immunosoppressore attualmente in voga nella SM. Sapendo:
-
che la difesa delle mucose dalle BB è affidata soprattutto ai granulociti;
-
che nella SM (nel sangue, prima e durante gli attacchi; alla periferia
della placca) c’è forte prevalenza di Linfociti T-soppressori;
-
che la mancata aggregazione piastrinica ritarda la riparazione dei danni
microvascolari (barriera emato-encefalica);
è prevedibile che la somministrazione ripetuta di Mitoxantrone avrà
due effetti:
-
inibendo i Linfociti B, ridurrà la produzione di anticorpi anti-BB,
la formazione di CIC-BB, la frequenza degli attacchi conclamati;
-
favorendo la colonizzazione-BB delle mucose per difetto granulocitario,
mantenendo aperto il danno alla barriera emato-encefalica per difettosa
aggregazione piastrinica, aggravando l’inversione del rapporto LT-helper/LT-suppressor,
trasformerà
una SM remittente in una SM cronica-evolutiva.
"Canal N.- Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla. Attualità
e prospettive. Masson, Milano. Settembre 1999. Pag 345" concludono: «
Allo stato attuale delle conoscenze, il trattamento con MTX va riservato
a pazienti che hanno già accumulato un certo grado di disabilità
e hanno una fase attiva di malattia ».
Immunoglobuline endovena
Le immunoglobuline endovena (IGEV) hanno un’azione immunomodulante
aspecifica, prodotta prevalentemente dalla riduzione delle citochine pro-infiammatorie.
Preso atto della modesta efficacia preventiva e della non dimostrata azione
remielinizzante delle IGEV (Tempo Medico, n° 553, 19/3/97. Pag. 6 ),
vediamo qualche particolare aggiornato:
-
In Canal L. et Altri: Sclerosi Multipla. Attualità e Prospettive
(Masson,
Milano. Settembre 1999. Pag.354-355) leggiamo che «l’impiego
delle IGEV nei pazienti con SM nasce sia dalle loro molte azioni sul sistema
immunitario sia dalla dimostrata capacità di indurre una remielinizzazione
nei modelli sperimentali di demielinizzazione. Per questo secondo tipo
di azione mancano dimostrazioni convincenti in patologia umana. Per quanto
concerne le azioni sul sistema immuntario molte potrebbero essere rilevanti
per la SM. Le immunoglobuline bloccano i recettori Fc sulle cellule T,
sui macrofagi e sulla microglia; inibiscono la funzione effettrice delle
celule T attivate; inibiscono la produzione di anticorpi; bloccano l’azione
degli anticorpi; inibiscono la produzione/azione di citochine/interleuchine;
mascherano il riconoscimento delle molecole di classe II del MHC. Quali
di queste azioni siano principalmente in gioco nel ridurre l’attività
di malattia nelle SM non appare definito». Si deve concludere con
Canal et Altri (opera citata) che: « Allo stato
attuale questa terapia va considerata di seconda linea, da riservare a
pazienti che non rispondono adeguatamente alle altre terapie o che hanno
controindicazioni ad altri trattamenti ». Queste conclusioni
non hanno bisogno di commento.
-
Le IGEV (Hartung H.P. et altri: immunopathogenesis and treatment of the
Guillain-Barré Syndrome. Muscle & Nerve. 18: 137-164. 1995)
non sono completamente prive di rischi e di effetti dannosi. Si possono
avere: mal di schiena, reazioni meningee, febbre, tachicardia, cefalea
(tutto ciò, con meccanismi non noti). Nei pazienti con deficit di
IgA e anticorpi anti-IgA, si possono avere reazioni anafilattiche; è
azzardata la somministrazione di IGEV nei pazienti con difettosa funzionalità
renale; le IGEV possono scatenare attacchi di emicrania e di ischemia cerebrale
(probabilmente per aumento della viscosità ematica).
-
I risultati delle mie ricerche (pubblicati nel volume degli
Abstract di parecchi congressi nazionali, internazionali e di tre
congressi della Federazione mondiale della SM; riferiti anche da Tempo
Medico e dal Medico d’Italia) dimostrano che la Sclerosi Multipla
è una malattia tossi-infettiva da difetto di barriera, in cui il
fattore ambientale è costituito dalle Bordetelle (BB). Le
tossine-BB sono endotossine; come tali, non sono neutralizzate dagli antisieri.
La loro azione patogena (del Lymphocytosis Promoting Factor, LPF, in particolare)
è sostenuta da meccanismi non immunologici. L’attivazione linfocitaria
e macrofagica si ha per meccanismo biochimico intracellulare (inibizione
irreversibile della Proteina Gi - inibitrice = mancanza
di controllo (inibizione) dell’Adenilciclasi = aumento incontrollato
dello AMPc ); su queste reazioni, le citochine pro-infiammatorie non interferiscono:
si ha comunque produzione di anticorpi specifici anti-BB, autocitotossicità
dei linfociti-T e dei macrofagi, formazione di complessi immuni circolanti
contenenti tossine-BB (CIC-BB).
-
Per le caratteristiche anatomo-funzionali dei piccoli vasi cerebrali
(turbolenza del flusso ematico, tipo di membrana basale, mancanza di matrice
interstiziale, avventizia costituita da Astrociti), per la mole dei CIC
(il LPF è costituito da 6 grosse unità proteiche) e per lo
spiccato tropismo delle tossine-BB per i neuroepiteli , i CIC-BB, anche
a tassi sierici relativamente bassi, a livello dei piccoli vasi cerebrali
precipitano, ledendo la Barriera emato-encefalica , mettendo linfociti-T
e macrofagi a diretto contatto con il tessuto nervoso: insorge ipersensibilità
ritardata contro Astrociti, oligodendrociti e mielina. Neanche
nei meccanismi di precipitazione dei CIC-BB interferiscono le citochine
pro-infiammatorie. Si deve concludere che: anche quando le
IGEV fossero perfettamente tollerate, alla prima reinfezioe da Bordetelle
il paziente avrebbe comunque un nuovo attacco SM.
Trapianto di midollo osseo (TMO)
Dopo la pesantissima chemioterapia mirante a distruggere tutte le cellule
immunocompetenti (che danneggia gravemente tutte le cellule in rapida replicazione,
in tutti i tessuti, e lede per effetti tossici tutti i parenchimi nobili
dell’individuo), il paziente deve vivere più di un mese in camera
sterile, imbottito di tutti i più potenti antibiotici disponibili.
Questi ultimi comportano una bonifica delle mucose respiratorie da tutti
i batteri ivi residenti, saprofiti e patogeni. Si elimineranno anche le
Bordetelle, quindi, se il paziente non sarà morto per la chemioterapia,
per qualche tempo si avrà un arresto delle malattia SM (proprio
come si ottiene con il semplice trattamento eritromicinico). L’evoluzione
drammaticamente invalidante ricomincerà alla prima reinfezione da
batterio pertussico (quindi: molto presto, vista la diffusione delle Bordetelle).
Inutile per il costo umano e sociale (un trapianto di midollo costa sessanta milioni abbondanti).
Marijuana
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