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Dr. Domenico Fiore: sclerosi multipla Dr. Domenico FIORE
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MARIJUANA E SCLEROSI MULTIPLA

Tempo Medico (TM, n° 665, 12 aprile 2000, pag. 6), sotto il titolo "La Marijuana aiuta il cervello", riassume una lettera di Baker et Altri all'Editore di Nature (Baker et Altri: Cannabinoids control spasticity and tremor in a multiple sclerosis model. Nature - Vol 404 - 2 march 2000 - 84-87) nella quale gli Autori propongono l'uso dei cannabinoidi per combattere la spasticità nella sclerosi multipla (SM). In topi, nei quali era stata indotta un'encefalite allergica sperimentale, somministrando un derivato della marijuana che stimola i recettori endogeni del D9-tetraidrocannabinoide (cioè, un cannabinoide agonista) gli Autori " hanno notato un rapido, anche se breve, miglioramento di disturbi quali il tremore e la spasticità. Per confermare il dato hanno effettuato una controprova, trattando gli animali con un antagonista dei suddetti recettori.

Il risultato? Mancata inibizione del tremore, aumento della spasticità, comparsa di tremore e rigidità agli arti anche nei topi che non manifestavano tali disturbi prima del trattamento". Questi risultati dimostrano che l'azione degli agonisti (rispettivamente, degli antagonisti) dei cannabinoidi si svolge in una stazione preterminale dell'impulso nervoso che regola il tono muscolare: a livello di sinapsi dendritiche dei motoneuroni. Del resto, questo meccanismo d'azione è dimostrato da molti anni (1985-1986): " Il D9-THC e parecchi dei suoi congeneri sintetici esercitano numerose azioni non dissimili da quelle dei barbiturici. Esercitano attività anticonvulsivante, innalzano la soglia per l'attivazione elettroencefalografica e comportamentale, deprimono i riflessi polisinaptici". [ Goodman - Gilman: Le basi farmacologiche della terapia. Zanichelli Ed: 1992. Pag.506-509. (Traduzione dalla 8a edizione inglese, pubblicata da Pergamon Pess, Inc 1990.) ]

Nella SM, la rigidità è un sintomo, una manifestazione clinica del danno centrale, un epifenomeno: l'uso dei cannabinoidi non curerebbe la malattia, allungherebbe semplicemente la lista dei sintomatici già usati per combattere la rigidità: baclofene (Lioresal), tizanidina (sirdalud), riluzolo (rilutek). Da Goodman-Gilman riporto testualmente gli effetti provocati, nell'Uomo, dall'uso prolungato dei cannabinoidi:

  • Viene compromessa la memoria a breve termine e si deteriora la capacità di eseguire compiti che richiedono più operazioni mentali per raggiungere una particolare meta (cosiddetta "disintegrazione temporale").
  • L'equilibrio e la stabilità della postura sono influenzati anche a basse dosi e questi effetti sono più evidenti quando il soggetto ha gli occhi chiusi. Si può dimostrare una diminuzione della forza muscolare e della fermezza delle mani. I processi più complessi (tra cui la percezione, l'attenzione e l'elaborazione delle informazioni che intervengono nella guida di autoveicoli e velivoli) vengono compromessi da dosi equivalenti a 1 o 2 sigarette (la compromissione ha una durata di 4-8 ore, molto più lunga del tempo durante il quale il consumatore percepisce gli effetti soggettivi del farmaco). Questi effetti si sommano a quelli provocati dall'assunzione di alcool.
  • I consumatori cronici di marijuana possono presentare: apatia; tristezza; compromissione del giudizio, della concentrazione e della memoria; perdita di interesse per il proprio aspetto e per il raggiungimento delle mete tradizionali (cosiddetta "sindrome amotivazionale").
Basta e avanza. Perciò non metto in conto gli effetti collaterali indesiderati su: apparato cardio-vascolare, sistema immunitario, sistema endocrino, apparato respiratorio. Quali vantaggi deriverebbero dall'uso della marijuana nella Sclerosi Multipla?
NESSUNO!
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