SCLEROSI MULTIPLA E VIRUS
HTLV-I - VIRUS DI EPSTEI-BARR (EBV)
Partiamo dall’articolo: La geografia della sclerosi (TM,
n° 558, 23 aprile 1997, 7).
Gli Autori danesi (( vedi nota 1 ) descrivono un cluster SM: otto casi
di SM-definita verificatisi in una popolazione stabile (con bassi movimenti
migratori in entrata o in uscita), raggruppata in 74 alloggi mono-familiari
ubicati in un’area di pochi Km2. Gli ammalati avevano frequentato
le stesse scuole elementari e, poi, gli stessi gruppi Scout; essi avevano
tutti anamnesi familiare e degli insegnanti negativa per SM, anamnesi personale
negativa per mononucleosi infettiva. Gli eventi comuni a questi 8 pazienti,
oltre a dimostrare che nel determinismo dei cluster SM dovrebbero essere
implicati uno o più agenti infettivi specifici, suggerirebbero un
modello eziopatogenetico della SM già proposto dagli stessi Autori.
Per ammalare di SM sarebbe necessario:
- un pre-requisito, costituito dalla infezione inapparente con un “MS retrovirus”;
- un fattore scatenante, costituito dall’infezione inapparente da virus di Epstein-Barr (EBV);
- una predisposizione genetica, non precisata.
Che il fattore ambientale della SM sia un agente infettivo è
universalmente riconosciuto da anni ( vedi nota 2 ) ma tutti i virus
noti sono stati assolti, quantomeno per insufficienza di prove ( vedi note 3, 4, 5 ).
I ricercatori danesi parlano testualmente di un “MS retrovirus”:
le virgolette dicono chiaramente che il loro “virus” è un
“agente non identificato”. In realtà, parecchi anni fà è
stato chiamato in causa l’HTLV-1; ma si è concluso che questo virus
non è specifico della SM ( vedi note 3, 4, 5 ). L’HTLV-1 6
è molto diffuso in Asia, in Africa, in Medio Oriente, nell’America
centro-meridionale e nei Caraibi; è particolarmente diffuso in Giappone,
dove è presente in larghe fasce della popolazione sana, mentre è
ben noto che il Giappone è il paese meno colpito dalla SM nel mondo
( vedi nota 2 ).
Del virus di Epstein-Barr si sa che ( vedi note 7, 8 ) tra gli europei, hanno
anticorpi sierici anti-EBV il 90 % degli adulti e un bambino su due all’età
di 4 anni; è stato trovato più volte in culture di linfociti
di soggetti sani; la stragrande maggioranza della prima infezione avviene
nell’infanzia, senza malattia apparente; ha tropismo elettivo solo per
i linfociti B; i linfociti-T non hanno recettori per l’EBV ( vedi note 9, 10 );
nella mononucleosi infettiva (che si ha solo se la prima infezione
avviene in soggetti adulti) i Linfociti T-soppresivi/citotossici sono fortemente
attivati, ma la loro citotossicità è rivolta esclusivamente
contro i linfociti B che espongono l’antigene virale EBNA; le complicanze
neurologiche della mononucleosi infettiva sono rare, costituite prevalentemente
da paralisi periferiche (soprattutto dei nervi cranici), guariscono spontaneamente
nell’85 % dei casi; in Uganda (dove la SM è praticamente sconosciuta)
il 100 % dei bambini di 4 anni (ne sono stati esaminati ben 42 mila)
è stato trovato positivo per anticorpi anti-EBV.
In conclusione, nel modello eziopatogenetico degli Autori danesi rimangono
oscuri, inspiegati e inspiegabili:
- il fattore ambientale (occorrono addirittura due agenti infettivi: un pre-requisito
ed un fattore scatenante);
- il fattore individuale (per gli A.A. danesi ammalano di SM i soggetti
geneticamente predisposti);
- i meccanismi patogenetici, cui neanche si fa cenno.
Note bibliografiche
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- La Placa M.: Microbiologia Medica. Esculapio Editore. Bologna 1995. 714-720.
- Huraux J-M.- Nicolas J-C.- Agut H.: Virologie. Flammarion, Paris 1985. 102-112.
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