NOTE SU TERAPIE ATTUALMENTE USATE NELLA SM
GENERALITÀ
IMMUNOSOPPRESSORI
Sono tutti farmaci che non agiscono sui fattori eziopatogenetici della malattia
(nè sul fattore individuale, nè sul fattore ambientale).L'immunosoppressione
provoca una certa riduzione della produzione di anticorpi e, di conseguenza, una
ridotta formazione di complesi immuni. La minor quantità di complessi immuni
circolanti si traduce in una ridotta precipitazione degli stessi in sede di placche
attive e limita la formazione di placche nuove: si ha un'apparente "raffreddamento"
della malattia. In realtà, siccome l'immunosoppressione non riduce la produzione
di tossine, una quota maggiore di queste (non più complessata per mancanza
di anticorpi) va ad aggredire direttamente i neuroepiteli. I danni al SNC, invece
che da precipitazione di complessi immuni, diventano danni tossinici diretti:
insorgono più lentamente che negli attacchi conclamati (da precipitazione
di complessi immuni), ma sono più gravi perché non sono riparabili.
INTERFERONE
Aspecifico antivirale (inutile in una malattia batterica, qual'è la SM),
ha una modesta azione immunodepressiva. Vale quanto detto per gli immunosoppressori
(vedi sopra).
COPOLIMERO I
Il Cop-I è un polimero di piccolo peso molecolare che ha una sequenza aminoacidica
simile alla Proteina Basica della Mielina (Bornstein et Altri. IFMSS 1988. V/4).Il
suo meccanismo d'azione non è ben noto; avrebbe una certa efficacia nelle
forme R-R, ma con effetto puntualmente ristretto al periodo di trattamento.Nelle
forme R-R, ad un attacco segue un intervallo libero, durante il quale non ci sono
tossine in circolo e non occorre alcun trattamento (va sempre bene, fino alla
nuova re-infezione): in questa fase, il trattamento con il Cop-I è superfluo.
Ad una nuova re-infezione si ha passaggio in circolo di tossine, limitato nel
tempo e nella quantità: si ha un nuovo attacco; una parte delle tossine-BB
e il Cop-I formano complessi di taglia piccola (molto più piccola di quelli
tossine/anticorpi), che perciò non tendono a precipitare: l'attacco potrà
risultare relativamente meno pesante.
Nelle forme C-E (passaggio di tossine nel sangue, continuo e protratto nel tempo):
- una parte delle tossine con gli anticorpi specifici forma
complessi immuni che precipitano e danneggiano la barriera emato-encefalica (placche
attive);
- una parte di tossine forma con il Cop-I complessi di piccole
dimensioni, che, trovando la barriera emato-encefalica interrotta, stravasano
come i più grossi complessi tossine-anticorpi.
Ai danni da precipitazione di CIC si aggiungono quelli tossinici
diretti sui neuroepiteli (le tossine non sono neutralizzate dal Cop-I). Nella
SM C-E il trattamento con il Cop-I è controindicato.
Un eloquente giudizio complessivo sull'efficacia dei farmaci attualmente
in uso nella terapia della SM viene espresso da G. Comi - L. Moiola (Terapia Farmacologica.
In Canal N. - Ghezzi A. - Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla. Attualità
e Prospettive. Masson, Milano. 1999):
- Terapie farmacologiche con singole sostanze (a pagina 342)
"Innanzi tutto, l'efficacia di queste terapie è stata dimostrata solo
per alcuni tipi di decorso; secondariamente la frequenza degli attacchi è
in media ridotta di circa un terzo e l'accumulo di disabilità è
solo marginalmente influenzato; infine, la risposta alle terapie è risultata
alquanto variabile da paziente a paziente "e aggiungono" non è
prevedibile la risposta in un dato paziente".
- Terapie farmacologiche combinate (a pagina 357) "Sia
l'Ifn-ß che il Cop.1 hanno un'efficacia parziale nel controllare l'attività
di malattia e, inoltre, sembrerebbe che l'effetto sulle ricadute si traduca solo
parzialmente nella riduzione della progressione della disabilità: la maggior
parte dei pazienti continua ad avere nuove lesioni e nuovi attacchi, seppure con
frequenza significativamente inferiore".
APPROFONDIMENTI sui singoli farmaci
Gli INTERFERON-ß (Colombo-Comi, "Doctor"
n° 18, 1993, 17. - Arnason, IFMSS 1994, 46. - Fiore, Il Medico d'Italia, n°
31, 1995. 23) attivano i linfociti T-suppressor, inibiscono la produzione anticorpale.
Si abbassa transitoriamente la produzione di Ig e di CIC. Secondo la FARMADES-SCHERING
(produttrice dell'Ifn-b.1b) l'azione prevalente sarebbe quella di "contrastare"
gli effetti dell'Ifn-g all'interno del SNC. Intervenendo a danno neurologico già
instaurato (dal precipitare dei CIC), l'Ifn-b al massimo potrà contenere
l'entità del danno prodotto da ogni attacco; non impedirà lo scatenarsi
di nuovi attacchi. (Per "effetti indesiderati" , vedi: Dammacco F.:
Immunologia in Medicina. Edi-ermes, 1989. 1411). A pag. 5, n° 5, Anno XII,
22 febbraio 1996, il "Giornale del Medico" pubblica a caratteri cubitali
un articolo dal titolo: "I risultati promettenti emersi da tre studi - Sclerosi
Multipla: Interferon ok.". Leggendo il testo di questo articolo, emerge che
nello "studio Durelli":
- a sei mesi dall'interruzione del trattamento con Interferon
(Ifn) si è avuto ritorno ai valori iniziali (frequenza di recidive e dei
segni radiologici di attività della malattia), documentando la necessità
che l'interferonterapia sia cronica;
- gli effetti collaterali indesiderati sono stati di entità
non trascurabile;
- è stata evidenziatala possibilità di sviluppo
di patologie autoimmuni, con presenza di autoanticorpi antinucleo e antitiroide.
Nel primo studio americano (1993):
- dopo cinque anni di trattamento, si è visto che a partire
dal terzo anno non vi è più una netta differenza tra pazienti trattati
e placebo.
- dopo due-tre anni di trattamento il 30-40 per cento dei soggetti
sviluppa anticorpi anti-interferon (perdita di efficacia del farmaco).
In un terzo studio (statunitense, non pubblicato): si avrebbe una
diminuzione del 30 per cento delle recidive e del 50 per cento delle lesioni alla
RMN. Se (come ho già ricordato a pagina 23 de "Il Medico d'Italia"
, n° 31, Anno XXXII, 27 ottobre 1995) aggiungiamo che: - nel primo studio
americano, 42 su 250 pazienti non hanno potuto proseguire l'esperimento per l'insorgenza
di effetti indesiderati gravi;
- l'Ifn è categoricamente controindicato in gravidanza
(la SM colpisce a preferenza le donne);
- l'Ifn è ufficialmente inefficace nelle forme di SM
cronico-evolutive (le più invalidanti);
- stando ai "criteri di selezione dei pazienti" (lettera
informativa AISM del 04/01/1995), soltanto il 15% della totalità dei malati
di SM potrebbe trarre beneficio dal trattamento con Ifn-B 1b (lettera inviata
il 22/0"/1995 al Ministero della Sanità dal Presidente della Società
Italiana di Neurologia e dal Presidente della Società Italiana dei Neurologi,
Neuroradiologi e Neurochirurghi Ospedalieri);
- nei pazienti ammessi al trattamento (15% di tutti i malati
SM), i "benefici effetti" ottenuti con l'Ifn (Arnason: Congresso della
Federazione Mondiale delle Società SM, Budapest, settembre 1994) consistono
in una riduzione degli attacchi del 35% (da 5 a 3,2 attacchi in 5 anni) in una
malattia che si manifesta nei giovani adulti e dura tutta la vita; vediamo che
un paziente che ammali a 30 anni, per arrivare ai 50, ha un'aspettativa di altri
12-15 attacchi.
Più che d'avanzo per finire in sedia a rotelle! Questi risultati,
quindi, sono tutt'altro che "promettenti": sono deludenti! Il titolo
dell'articolo diventa fuorviante. (Effetti indesiderati dell'Ifn, Dammacco F.:
Immunologia in Medicina. Edi-ermes, 1989. 1411). Negli ultimi tempi, permanendo
inconsistenti le ragioni teoriche per le quali viene usato, l'Ifn è stato
somministrato a tappeto anche nelle forme croniche-evolutive. Dalle comunicazioni
presentate al recente Congresso Mondiale di Neurologia (Buenos Aires, settembre
1997) risulta che i "benefici" del trattamento con Ifn, nelle forme
croniche, sono al massimo quelli ottenuti nelle forme R-R, cioè quelli
sinteticamente riportati nello "Studio Durelli" (vedi sopra). In più,
per i meccanismi descritti per gli immunosoppressori (vedi), aumentano i danni
tossinici diretti (progressione della disabilità).
COPOLIMERO I
Il Cop-I è un polimero di piccolo peso molecolare che ha una sequenza aminoacidica
simile alla Proteina Basica della Mielina (Bornstein et Altri. IFMSS 1988. V/4).
Il suo meccanismo d'azione non è ben noto; avrebbe una certa efficacia
nelle forme R-R, ma con effetto puntualmente ristretto al periodo di trattamento.
Nelle forme R-R, ad un attacco segue un intervallo libero, durante il quale non
ci sono tossine in circolo e non occorre alcun trattamento (va sempre bene, fino
alla nuova re-infezione): in questa fase, il trattamento con il Cop-I è
superfluo. Ad una nuova re-infezione si ha passaggio in circolo di tossine, limitato
nel tempo e nella quantità: si ha un nuovo attacco; una parte delle tossine-BB
e il Cop-I formano complessi di taglia piccola (molto più piccola di quelli
tossine/anticorpi), che perciò non tendono a precipitare: l'attacco potrà
risultare relativamente meno pesante.
Nelle forme C-E (passaggio di tossine nel sangue, continuo e
protratto nel tempo):
- una parte delle tossine con gli anticorpi specifici forma
complessi immuni che precipitano e danneggiano la barriera emato-encefalica (placche
attive);
- una parte di tossine forma con il Cop-I complessi di piccole
dimensioni, che, trovando la barriera emato-encefalica interrotta, stravasano
come i più grossi complessi tossine-anticorpi.
Ai danni da precipitazione di CIC si aggiungono quelli tossinici
diretti sui neuroepiteli (le tossine non sono neutralizzate dal Cop-I). Nella
SM C-E il trattamento con il Cop-I è controindicato.
IMMUNOSOPPRESSORI
AZATIOPRINA
Di fronte a risultati positivi, altrettanti negativi; efficace immunosoppressore
nell'animale, alle dosi tollerate in clinica esercita al massimo una modesta attività
immunodepressiva ed anti-infiammatoria (Dammacco F.: Immunologia in Medicina.
edi-ermes 1989. 1471-1472). È carcinogena (Bonadonna G.- Robustelli G.:
Oncologia Medica. Masson Italia 1987. 361). G. Comi (in Canal N. - Ghezzi A.
- Zaffaroni M. - Zibetti A.: Sclerosi Multipla. Attualità e Prospettive.
Masson, Milano, settembre 1999, pagine 343-344) dopo aver riferito che lo
studio multicentrico British and Dutch Multiple Sclerosis Azathioprine trial Group
ha dimostrato "una riduzione del 12% della frequenza di ricadute e di 0.10
punti della scala EDSS (scala della disabilità) nel gruppo trattato con
Azatioprina verso placebo, un vantaggio assai ridotto" conclude: "La
modestia degli effetti dell'Azatioprina sulla attività e sulla progressione
della malattia [
], i potenziali effetti avversi [
] limitano sempre
maggiormente l'uso dell'Azatioprina nella SM".
CICLOFOSFAMIDE (Cy)
Inibisce tutti i linfociti con la seguente gradualità: precursori di T-s
> T-cooperanti = precursori di T-effettori = linfociti B > T-effettori differenziati
e T-s maturi. A basse dosi si ha effetto inibitore quasi esclusivo sulla generazione
di T-s (perciò è utilizzata nei tumori). Alla dose di 100-159 mg/die
per 3-6 mesi, in pazienti SM, riduce la risposta primaria all'emocianina a zero
per le IgM, a meno di un terzo per le IgG, di metà per le IgA (Dammacco:
Immunologia in Medicina. edi-ermes, Milano 1989.1472-1474). Questo effetto finale
ne spiega l'impiego in pazienti affetti da SM cronica evolutiva, in cui sono in
causa soprattutto le IgM. Ma i benefici, quando si hanno, sono strettamente ristretti
al tempo di somministrazione del farmaco; la malattia si "raffredda",
non si arresta.
Tossicità: gravi reazioni allergiche; perdita della barriera protettiva
mucosa; cistiti emorragiche e tossicità renale con ritenzione idrica; cardiotossicità
(infarto); elevato potenziale carcinogeno (Dammacco: Op. Cit., 1472-1474. + Bonadonna
e Robustelli: Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia 1993. 440 e seguenti).
I danni da Cy potrebbero essere prevenuti da Interleukina-2 (Proleukin Cetus).
METOTREXATE
Epatotossicità; aracnoidite chimica accompagnata da segni classici di meningite
acuta; encefalopatia demielinizzante (Bonadonna -Robustelli: Manuale di oncologia
Medica. Masson Italia 1993. 460).
MITOXANTRONE (Novantrone)
Derivato antrachinonico; come gli altri antraciclinici si lega al DNA (Bonadonna
e Robustelli: Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia. 1987. 378). Provoca:
rottura della doppia elica del DNA, aggregazione e compattazione della cromatina;
blocca la divisione cellulare tra fase G2 e fase M, ma se agisce per tempo sufficientemente
lungo esplica l'effetto citotossico anche sulle cellule non proliferanti; inibisce
i linfociti B, i linfociti T-helper e i T-citotossici; inibisce l'aggregazione
piastrinica da collageno, da ADP e da adrenalina; è mielotossico, soprattutto
a carico dei granulociti e delle piastrine; la tossicità aumenta in presenza
di anemia; provoca una stomatite importante; è epatotossico e cardiotossico
(Bonadonna e Robustelli: Manuale di Oncologia Medica. Masson Italia. 1993. Vol.
I , 483-485). È l'immunosoppressore attualmente in voga nella SM. Sapendo
che la difesa delle mucose dalle BB è affidata soprattutto ai granulociti;
che nella SM (nel sangue, prima e durante gli attacchi; alla periferia della placca)
c'è forte prevalenza di Linfociti T-soppressori; che la mancata aggregazione
piastrinica ritarda la riparazione dei danni microvascolari (barriera emato-encefalica);
è prevedibile che la somministrazione ripetuta di Mitoxantrone avrà
due effetti:
- inibendo i Linfociti B, ridurrà la produzione di anticorpi
anti-BB, la formazione di CIC-BB, la frequenza degli attacchi conclamati;
- favorendo la colonizzazione-BB delle mucose per difetto granulocitario,
mantenendo aperto il danno alla barriera emato-encefalica per difettosa aggregazione
piastrinica, aggravando l'inversione del rapporto LT-helper/LT-suppressor, ad
una nuova re-infezione favorirà l'insorgenza di una SM cronica-evolutiva
e aggraverà il danno tossinico diretto.
TRAPIANTO DI MIDOLLO E DI CELLULE STAMINALI
Dopo la pesantissima chemioterapia mirante a distruggere tutte le cellule immunocompetenti
(che danneggia gravemente tutte le cellule in rapida replicazione, in tutti i
tessuti, e lede per effetti tossici tutti i parenchimi nobili dell'individuo),
il paziente deve vivere più di un mese in camera sterile, imbottito di
tutti i più potenti antibiotici disponibili. Questi ultimi comportano una
bonifica delle mucosa respiratorie da tutti i batteri ivi residenti, saprofiti
e patogeni. Si elimineranno anche le Bordetelle, quindi, se il paziente non sarà
morto per la chemioterapia, per qualche tempo si avrà un arresto delle
malattia SM (proprio come si ottiene con il semplice trattamento eritromicinico).
L'evoluzione drammaticamente invalidante ricomincerà alla prima reinfezione
da batterio pertussico (quindi: molto presto, vista la diffusione delle Bordetelle).
Inutile per il costo umano e sociale (un trapianto di midollo costa sessanta milioni
e il 10% dei pazienti muore, per chemioterapia e GvHR). Quanto alle cellule staminali:
non si sa come orientarne lo sviluppo verso il tipo cellulare desiderato (neurone,
astrocita, oligodendrocita); ammesso che si abbia il tipo cellulare giusto, non
si sa come indirizzarlo al sito danneggiato; se non si cura l'infezione da Bordetella,
le cellule neoformate, prima o dopo, ammaleranno come le precedenti. Comunque:
le ricerche sono appena ai primi passi ancora negli animali di laboratorio.
IMMUNOGLOBULINE ENDOVENA
Le immunoglobuline endovena (IGEV) hanno un'azione immunomodulante aspecifica,
prodotta prevalentemente dalla riduzione delle citochine pro-infiammatorie. Preso
atto della modesta efficacia preventiva e della non dimostrata azione rimielinizzante
delle IGEV, limiti ben evidenziati in un servizio su Tempo Medico (n° 553,
19/3/97, 6 ), sul loro impiego e sulla possibile efficacia nella SM si devono
fare molte riserve.
- Le IGEV (Hartung H.P. et altri: immunopathogenesis and treatment
of the Guillain-Barré Syndrome. Muscle & Nerve. 18: 137-164. 1995)
non sono completamente prive di rischi e di effetti dannosi. Si possono avere:
mal di schiena, reazioni meningee, febbre, tachicardia, cefalea (tutto ciò,
con meccanismi non noti). Nei pazienti con deficit di IgA e anticorpi anti-IgA,
si possono avere reazioni anafilattiche; è azzardata la somministrazione
di IGEV nei pazienti con difettosa funzionalità renale; le IGEV possono
scatenare attacchi di emicrania e di ischemia cerebrale (probabilmente per aumento
della viscosità ematica)
- I risultati delle mie ricerche (pubblicati nel volume degli
Abstract di parecchi congressi nazionali, internazionali e di tre congressi della
Federazione mondiale della SM; riferiti anche da Tempo Medico e dal Medico d'Italia)
dimostrano che la Sclerosi Multipla è una malattia tossi-infettiva da difetto
di barriera, in cui il fattore ambientale è costituito dalle Bordetelle
(BB). Le tossine-BB sono endotossine; come tali, non sono neutralizzate dagli
antisieri. La loro azione patogena (del Lymphocytosis Promoting Factor, LPF, in
particolare) è sostenuta da meccanismi non immunologici. L'attivazione
linfocitaria e macrofagica si ha per meccanismo biochimico intracellulare (inibizione
irreversibile della Proteina Gi - inibitrice® mancanza di controllo (inibizione)
dell'Adenilciclasi® aumento incontrollato dello AMPc ); su queste reazioni,
le citochine pro-infiammatorie non interferiscono: si ha comunque produzione di
Ac specifici anti-BB, autocitotossicità dei linfociti-T e dei macrofagi,
formazione di complessi immuni circolanti contenenti tossine-BB (CIC-BB).
- Per le caratteristiche anatomo-funzionali dei piccoli vasi
cerebrali (turbolenza del flusso ematico, tipo di membrana basale, mancanza di
matrice interstiziale, avventizia costituita da astrociti), per la mole dei CIC
(il LPF è costituito da 6 grosse unità proteiche) e per lo spiccato
tropismo delle tossine-BB per i neuroepiteli , i CIC-BB, anche a tassi sierici
relativamente bassi (£ 10-15 mg/ml), a livello dei piccoli vasi cerebrali
precipitano, ledendo la Barriera emato-encefalica, mettendo linfociti-T e macrofagi
a diretto contatto con il tessuto nervoso: insorge ipersensibilità ritardata
contro astrociti, oligodendrociti e mielina. Neanche nei meccanismi di precipitazione
dei CIC-BB interferiscono le citochine pro-infiammatorie.
Si deve concludere che: anche quando le IGEV fossero perfettamente
tollerate, alla prima reinfezioe da Bordetelle il paziente avrebbe comunque un
nuovo attacco SM.
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